Il trucco parte dalla testa, arriva alla mano, passando per il cuore, queste le parole di Francesca Tampieri, make up artist nei settori cinema, moda e pubblicità con un Emmy Awards all’attivo per la serie western Hatfield and McCoys.
Perché fare il truccatore non è cosa facile. E perché chi questo mestiere lo fa ad alti livelli Francesca Tampieri rivendica il riconoscimento di una professionalità che si sta perdendo: «Fondamentale per essere ottimi truccatori avere un maestro capace e essere innamorati del proprio lavoro». Ma in particolare, oltre alla manualità, è fondamentale un approfondito studio storico e sociale. Tanto che a Francesca la sua laurea in Storia è tornata molto utile: «Conoscerla mi aiuta a capire anche l’immagine delle persone in un determinato periodo. Un esempio? Volevano un effetto speciale per una testa rasata a zero per un’attrice che impersonava una deportata in capo di concentramento. Io ho obiettato che se era dentro da anni aveva certamente i capelli perché questi venivano tagliati solamente all’ingresso. Infatti così era».
Gli studi
Le scuole attuali, però, non danno una preparazione storica adeguata. Per questo in tutti i casi, prima di lavorare per un film o uno spot ambientato in un’altra epoca il truccatore professionista studia regolarmente.
In Italia ci sono diversi istituti per truccatori: «Sette solo a Milano – commenta la truccatrice 24enne Valentina Marzona, braccio destro di Francesca – troppe per il mercato del lavoro attuale». E non abbastanza specializzanti, aggiunge invece la Tampieri: «Il mio consiglio è di andare a studiare all’estero, prevalentemente a Los Angeles o Londra e rimanerci, perché là le opportunità ci sono».
A Milano la BCM è considerata la scuola migliore. In Italia il costo di corsi che vanno dai sei mesi ad alcuni anni, quelli cioè adatti a formare da zero un giovane che voglia intraprendere la professione, partono circa dai 3mila euro. Ma un truccatore non smette mai di studiare: «Dopo la scuola ho fatto un corso di acconciatura, ora voglio farne uno di taglio e uno per effetti speciali», aggiunge Valentina.
Ma il consiglio degli esperiti è di trasferirsi all’estero fin dall’inizio degli studi: «Le piazze che offrono le maggiori opportunità sono Stati Uniti e Inghilterra, Los Angeles e Londra in particolare».
Tra le scuole più quotate la Joe Blasco e la Cinema Makeup School di Los Angeles, la Christine Blundell Make-up Academy o la LHA Academy a Londra. La lista di tutte le migliori scuole si trova sul sito Makeupartist Magazine.
Iter
E una volta diplomati come si entra nel mondo del lavoro? Valentina a 24 anni è già una truccatrice fatta e finita e lavora per produzioni pubblicitarie e cinematografiche di alto livello. Il suo iter può essere esemplificativo.
Durante la scuola si inizia con stage curriculari non retribuiti che permettono di ampliare la propria lista di contatti, oltre che acquisire un po’ di esperienza e competenze “sul campo”. «Prima cosa da fare dopo il diploma – spiega – cercare collaborazioni gratuite con fotografi: si vanno a truccare le modelle a cui loro fanno i book e in cambio “guadagni” le foto per crearti un portfolio». Poi, credenziali e curriculum alla mano, si iniziano a contattare le agenzie di attori e modelli, le produzioni, i truccatori professionisti: «In questo modo ho trovato un’opportunità a Sky, ho fatto una prova e mi hanno presa come collaboratrice occasionale per tre quattro volte al mese: il mio primo vero lavoro». Poi, sarà certamente talento condito da un pizzico di fortuna, Francesca cercava un’assistente, le hanno fatto il nome di Valentina che da quel giorno ha sempre lavorato per lei.
Contratti e guadagni
Quella di chi trucca è uno degli esempi di posizioni freelance (molti la definirebbero precaria) per eccellenza. I truccatori hanno partita iva o lavorano con prestazione occasionale, lavoro per lavoro. «Quando sei alle prime armi ti pagano dai 100 ai 150 euro lordi al giorno – racconta Valentina – oggi come assistente la media va dai 250 ai 300, ma spesso si lavora oltre le 12 ore e con orari incredibili». Inoltre non si lavora tutti i giorni ma si attendono o si cercano gli ingaggi.
Diversi i compensi all’estero: «In Italia un caporeparto come me guadagna una media di 1.300 euro alla settimana – conclude Francesca – all’estero il compenso parte da 3.500 dollari».