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Outplacement – Definizione e Significato

Con il termine inglese outplacement si indicava fino a qualche anno fa la ricollocazione di un dipendente al di fuori della sua azienda di appartenenza. Oggi è usato per indicare un servizio di consulenza e di assistenza, cui si rivolgono le aziende per garantire a lavoratori – in genere dirigenti – in mobilità una adeguata riqualificazione professionale.

La sua storia
Nato negli Stati Uniti alla fine degli anni ’60, questo istituto è arrivato in Italia verso la metà degli anni 80, per trovare infine la sua codificazione nel D. Lgs 276/2003, come “attività di supporto alla ricollocazione professionale”. Nello stesso provvedimento legislativo hanno trovato codificazione le Società di Outplacement, identificate come Agenzie per il Lavoro secondo la tipologia d) del suddetto decreto legislativo.
In Italia – a differenza di quanto accade nel resto d’Europa – l’outplacement è visto ancora come un servizio “innovativo”, ma si sta diffondendo sempre di più: ad aiutare la diffusione la crisi economica globale, che ha costretto molte aziende ad effettuare tagli al personale. Il ricorso a società di outplacement per favorire la riqualificazione professionale ha determinato un aumento del fatturato di questo settore di circa il 30%.

Soggetti coinvolti e tipologie
L’accordo di outplacement coinvolge tra soggetti:
-il datore di lavoro che richiede il servizio
-la società di outplacement che si impegna a seguire il dipendente al fine di favorirne il reinserimento autonomo nel mercato del lavoro;
-il dipendente che si impegna a seguire il programma di outplacement con la metodologia proposta dalla società.

A pagare il servizio è, quindi, il datore di lavoro a vantaggio del dipendente da riallocare.
L’intervento di outplacement può essere anche previsto da un contratto collettivo di lavoro, o, nel caso del dirigente, può risultare da un accordo diretto tra dipendente ed azienda. Qualora venga espletato attraverso una formula personalizzata creata ad hoc per il dipendente si parla di outplacement individuale; se, al contrario, l’attività di assistenza avvenga attraverso l’organizzazione di momenti di riflessione ed analisi di gruppo, si parla di outplacement collettivo.

Le fasi di attuazione
Di solito l’attività di assistenza viene suddivisa in due fasi: nella prima si individuano le competenze del lavoratore e le sue motivazioni, rapportando entrambi questi elementi alle effettive disponibilità del mercato. Nella seconda fase si costruisce un pacchetto professionale per il riposizionamento sul mercato del lavoro e – qualora risulti necessario – si predispongono programmi di qualificazione tesi a far acquisire al lavoratore nuove competenze. L’assistenza ha una durata che va, in genere, dai 12 ai 24 mesi, ma quasi sempre si estende a tutto il periodo necessario a trovare un nuovo posto di lavoro.

L’AISO
Le principali società di outplacement si sono riunite – a partire al 1998 – nell’AISO (Associazione Italiana Società Outplacement), che ha predisposto un sistema di standard molto rigorosi, aventi l’obiettivo di impegnare le società ad operare in termini di qualità e trasparenza, per garantire risultati certi e misurabili. Nonostante non vi sia obbligo di risultato, le percentuali di successo nel reinserimento lavorativo sono estremamente elevate, superando il 90%, con un tempo di ricollocamento di 4 o 5 mesi.

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